Il primo viaggio all’estero non si dimentica mai!

Il mio primo piede all’estero è stato grazie al viaggio d’istruzione durante il mio quarto anno di liceo. Avevo solo 16 anni e Monaco di Baviera sembrava essere un posto davvero lontano. Ho sempre avuto la voglia di visitare il mondo ma la passione per i viaggi non era ancora così radicata in me come adesso. Si pensi solo che stavo quasi per rinunciare al viaggio d’istruzione per avere la possibilità di andare a vedere un concerto di Jesse McCartney nel caso in cui fosse venuto in Italia. Ma che vogliamo farci, a quell’età si ha ancora tutta la vita davanti e si crede che si riusciranno a realizzare tutti i propri sogni, grandi o piccoli che siano. Sono contenta di aver scelto il viaggio d’istruzione alla fine.
Devo essere onesta, sono passati ben 11 anni da quel viaggio e non ricordo granchè. O sarebbe meglio dire che non ricordo molto della città e dei posti visitati, ma quel viaggio mi ha insegnato tante cose e quelle non le dimenticherò mai.

Il mio primo ricordo di quel viaggio è sull’aereo. Non so accanto a chi fossi seduta, sicuramente qualcuno dei miei compagni, ma ricordo me in ginocchio che parlavo con la mia amica seduta dietro di me. È stato un volo della Tuifly a portarci a Monaco di Baviera. I voli low cost non erano ancora molto conosciuti all’epoca (anche se ho appena fatto una ricerca su google su questa compagnia aerea e a quanto pare adesso è una compagnia “cheap flight”), quindi avevamo vari servizi inclusi come il bagaglio e il cibo a bordo, anche se il volo era di sole 3 ore. Ci hanno dato un panino con dentro “cose strane” ma era buono.

Alle medie ho studiato tedesco, non che volessi, io volevo studiare francese ma mi hanno messo nella sezione C per sbaglio. Poco male, mi è tornato utile. Ero l’unica della mia classe che chiedeva alla reception la chiave della stanza dicendo i numeri in tedesco e mi sentivo molto figa per questo. Il massimo della soddisfazione è stato poi quando il tipo alla reception mi ha detto in italiano ma con un buffo accento “Ottimo tedesco!”. Bè lui ovviamente ignorava il fatto che i numeri da 1 a 10 erano (e sono) l’unica cosa che ricordo dopo 3 anni di studi. Una scolaresca che si impossessa di due pieni di hotel non sarà stata facile da gestire, poveri loro. Adesso che lavoro in un hotel penso che un gruppo di 30 ragazzi urlanti, provocando le lamentele di tutti gli altri ospiti, li odierei. E noi il baccano lo facevamo, e cantavamo per i corridoi (c’è anche un video su youtube, che ho fatto dopo il viaggio, a testimoniare tutto ciò, ma non ho il coraggio di linkarvelo, mi dispiace).

In camera ho trovato quella che è stata la prima cosa che ho imparato: i letti non sono fatti come si trovano generalmente in Italia ovvero copri materasso, lenzuolo e piumone ma c’era solo il copri materasso e un piumone al quale si sfilava una grande federa, a mo di cuscino. Pensai che i tedeschi erano proprio strani e mi chiesi anche se in realtà non fosse soltanto una bizzarria di quel particolare hotel. Ora che vivo in Inghilterra, uso questo sistema di lenzuola da 3 anni, lo trovo molto più comodo e ho anche scoperto che se qualcuno doveva definirsi “strano”, allora quelli eravamo noi, visto che il loro è il metodo più usato al mondo (anche un po’ in Italia da qualcuno).

Ma andiamo oltre. Camminando per strada, mi imbattei in altre due “stranezze”, di quelle che al ritorno dal viaggio raccontai ad amici e parenti senza sosta. In giro per strada c’erano delle postazioni dove poter prendere e pagare il giornale di giornata. Era semplice, apri il contenitore, prendi il giornale, metti un euro nel salvadanaio accanto. “E non se li fregano?” chiesi alla nostra guida. Lui era stranito dalla domanda e mi rispose con qualcosa come “No, la gente prende il giornale e lo paga”. Il concetto era semplice e intanto perché mi sembrava che nella mia città una cosa così non sarebbe mai potuta funzionare?
Non fu difficile notare quella che era la seconda di quelle che io chiamavo “stranezze”. Quasi ad ogni angolo di strada c’erano gruppi di bici accatastati. Il principio era uguale: ti serve una bici, ne prendi una, metti i soldi nel contenitore, appena hai finito lasci la bici nell’angolo più vicino. Cose dell’altro mondo! Ovviamente adesso quando parto non mi stupisco più di tutti questi “strani avvenimenti” così tanto diffusi al Nord Europa e so esattamente che nome dare al fenomeno: civiltà! Pensate all’aeroporto di Londra Stansted puoi acquistare delle bottigliette d’acqua seguendo lo stesso principio.

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Castello di Neuschwanstein, Monaco di Baviera, Germania

Ho imparato che a volte ti trovi davanti a paesaggi così belli che non dimenticherai mai più, e che ciò che ti insegnano a scuola tra i banchi di scuola non è uguale per tutti. A volte la storia viene un po’ modificata o si tenta di giustificare, per vergogna, pudore o qualsiasi altra motivazione. I tedeschi, alcuni, non accettano, o non sanno fino in fondo ciò che Hitler fece. Ho imparato che, per quanto tutti abbiamo pianto davanti “La vita è bella” di Roberto Benigni, entrare davvero dentro un campo di concentramento è tutta un’altra cosa. È stato dentro il campo di Dachau, mentre passeggiavo tra fosse e camere a gas che mi chiedevo come fosse possibile che in quello stesso posto, tanti anni prima, in quella precisa stanza, c’erano accatastate centinaia di persone che erano consapevoli che stavano per morire non appena avessero acceso le “docce”. Che quel luogo ha conosciuto la sofferenza e la morte di milioni di persone, colpevoli di nulla. Siamo usciti tutti un po’ amareggiati ma sicuramente quel viaggio stava avendo la sua funzione “istruttiva” che era giusto avesse.

Ricordo che non facevamo altro che notare la bellezza dei ragazzi tedeschi e che io mi innamorai di un tipo visto in metropolitana. La nostra storia durò giusto il tempo di salire le scale mobili.

Ho imparato che la gente riesce a bere più birra in una sera, di quanta io ne avessi vista in tutta la mia vita e che ci chiedevamo se quelle persone vestite in modo tradizione col kilt scozzese, portassero le mutande sotto. Ma fu soltanto durante una gita fuori Monaco, per la precisione a Salisburgo in Austria che feci la scoperta che mi sconvolse più di tutte. Eravamo alla ricerca di qualcosa con cui pranzare e vidi una gelateria. Si, c’era molto freddo, ma una brioche col gelato non mi sarebbe dispiaciuta onestamente. Tentai di fargli capire ciò che volevo in ogni modo ma sembrava non esserci proprio verso, finché qualcuno non mi venne vicino e mi disse “Guarda che la brioche col gelato la trovi solo in Sicilia”. Fu un colpo al cuore, lo ammetto. Alla fine mi accontentai di un cono e dovetti pure rispondere alla domanda “Quante palline di gelato vuoi?”, cercando di non mettermi a piangere. Devo dire che ne soffro ancora.

Viaggiate! Non c’è modo migliore per aprire la mente, capire che conoscere nuove culture è solo un arricchimento e che “diverso” non significa “strano” ma semplicemente un mondo meravigliosamente variegato. Che noia sarebbe altrimenti?

No, al gelato a palline non mi rassegnerò mai!


2 risposte a "Il primo viaggio all’estero non si dimentica mai!"

  1. Complimenti per questo articolo, si sente tutta l’emozione di un’adolescente alla scoperta del mondo, ho trovato questo racconto emozionante, divertente ed ironico al punto giusto! Brava, continua così!! 😊

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