Ricordo come se fosse ieri il giorno in cui trovai l’email che mi diceva che ero stata presa per fare uno stage teatrale di 8 giorni in Inghilterra. Ero nel villino di campagna con i miei genitori quando ho visto sul sito scambi europei che due ragazzi italiani avrebbero potuto partecipare a questo stage e dato che ho una passione per il teatro dai tempi del liceo, ho mandato la candidatura così, tanto per provare, perchè “figurati con tutte le persone che parteciperanno se vanno a prendere giusto me”. Leggere “Caro candidato, con questa email la informiamo che è stato selezionato per prendere parte al progetto…” è stata una grande emozione e mi fece sentire incredibilmente fortunata. Era tutto pagato: vitto, alloggio, trasporti… io avrei solo dovuto comprare i biglietti aerei e loro mi avrebbero restituito i soldi una volta in loco. Il 22 settembre, giorno della partenza, arrivò in un batter d’occhio. L’emozione era a mille ma ero anche spaventata dal dover passare 8 giorni con persone totalmente sconosciute in un posto mai visto. Un volo della Easyjet mi portò direttamente da Palermo a Londra Gatwich, presi un pullman per Londra centro e da là un altro per Gloucester Bus Station, dove infine mi sarebbe venuto a recuperare un tizio x, di cui ignoravo il nome e l’aspetto, che mi avrebbe portato in macchina fino all’Asha Centre. Sarei dovuta arrivare alle 19:00, ma il pullman è arrivato con ben 2 ore di ritardo. Mi misi in contatto con l’organizzazione per comunicare il ritardo e aspettai che mi venissero a prendere nella fredda e buia stazione di Gloucester, immaginando tutti gli scenari horror più comuni.
Arrivai nella struttura che era già buio pesto, quasi tutti i ragazzi erano già là, alcuni nella zona comune che parlavano, altri nelle rispettive stanze. Mi fecero vedere la mia stanza che avrei condiviso con altre 3 ragazze rispettivamente dalla Lituania, Estonia e Romania e dato che ero l’ultima delle 4 ad arrivare mi era rimasto solo il letto centrale. Lascia le mie valigie e andai nella zona comune a compilare qualche modulo e mangiare qualcosa. Mi si approcciò subito un ragazzo col quale cominciai a parlare e capì immediatamente quanto basso fosse il mio livello d’inglese, cosa che mi mise molto in difficoltà durante quei giorni. Quella sera non si fece molto, qualche presentazione qua e là e poi subito a nanna. Il giorno dopo, alla luce del sole, ho avuto modo di esplorare il posto… paradisiaco, non penso ci sia altro modo per poterlo descrivere. Prati immensi, natura incontaminata, alberi e piante da frutto e fiumiciattoli… un piccolo paradiso nel cuore dell’Inghilterra. La giornata è stata poi scandita da tutta una serie di giochi che servivano a conoscerci meglio, a ricordarci i rispettivi nomi, a parlare dei nostri interessi, e presentare le rispettive culture ai compagni d’avventura. Quella sera poi è stata chiamata “international food”, ognuno preparava qualcosa di tipico del proprio paese da far assaggiare agli altri. Peccato che io e la mia compaesana non eravamo a conoscenza di questa usanza durante gli scambi europei e non eravamo quindi preparate a dovere, e mentre tutti gli altri tavoli straripavano di cibo e colori, sul nostro c’era solo un pentolone di spaghetti, del parmigiano e una crema di pistacchi, che comunque sono stati apprezzati ugualmente. Il programma era uguale tutti i giorni ma con attività ovviamente sempre diverse: sveglia, colazione, attività 1, spuntino, attività 2, pranzo, tempo libero, attività 3, spuntino, attività 4, cena, attività 5. Abbiamo fatto lezioni di recitazione, inventato storie, ballato, urlato, lezioni di canto (ebbene si, sono riusciti a far cantare davanti a tutti anche una stonata come me), improvvisato scenette con delle maschere, fino alla preparazione di un mini spettacolo che è stato portato in scena in un teatro e davanti ad un pubblico ed è stato davvero emozionante. Una delle lezioni più belle è stata quando ci hanno fatto sdraiare a terra, con gli occhi chiusi e dovevamo ricreare la foresta con i suoni. È stato così incredibile che ho dovuto aprire gli occhi per un attimo per riportarmi alla realtà.
Una mattina ci hanno portato a visitare la meravigliosa Foresta di Dean, il posto nel quale si rifugiano Harry ed Hermione dopo un incontro ravvicinato con Voldemort a Godrick’s Hollow e nel quale Harry trova la spada di Grifondoro. Inutile dire che, da brava fan scatenata di Harry Potter, la cosa mi rese al settimo cielo. Ma non è finita qui, perché la mattina successiva, ci portarono a visitare la cittadella di Gloucester, la cui cattedrale ha dato vita ai corridoi di Hogwarts. E la cosa più esaltante è stata scoprire che una delle ragazze provenienti dalla Croazia gioiva di ciò almeno tanto quanto me.
L’ultima sera è stata davvero emozionante, ci siamo messi a cerchio nella sala delle prove e abbiamo tirato le somme sull’esperienza vissuta, sono stati divisi gli attestati di partecipazione, e ognuno di noi ha detto qualcosa, il tutto condito da miliardi di lacrime. Incredibile quanti legami si possano creare in poco più di una settimana. Il gioco conclusivo è stato quello di scrivere dei bigliettini per i compagni col quale avevamo legato di più e alla fine ognuno avrebbe preso i bigliettini con su scritto il proprio nome e li avrebbe letti in privato. Sono rimasta piacevolmente sorpresa da ciò che mi hanno scritto, soprattutto un bigliettino nel quale c’era scritto “Hai un bel sorriso” e firmato “X”.