1 anno e 4 mesi di Nottingham

20472725_10214136921276445_1021344706_oÈ passato più di un anno da quando decisi di chiudere la mia vita in due valigie e abbandonare tutto per trasferirmi in Inghilterra. Fin da quando visitai Londra per la prima volta nel 2013, non ho fatto altro che sognare un’ esperienza di qualche mese in quella città che tanto mi aveva fatto sentire a casa come nessun altro posto visto prima. Così, dopo essermi laureata e aver raccolto tutto il coraggio che mi serviva, il 15 Marzo del 2016 salii su quell’aereo che mi avrebbe portato non a Londra ma a Nottingham, dove mi aspettava un’amica che non vedevo da almeno 3 anni ma col quale sono molto legata. La scelta alla fine ricadde sulla città di Robin Hood perché mi sembrava più accessibile economicamente, meno inflazionata e più adatta per cominciare dato anche il mio non proprio elevato livello d’inglese. Non mi sono mai pentita della scelta e questa città avrà un posto nel mio cuore per sempre.
Con gli occhi lucidi dall’emozione e dalla paura, salutai i miei genitori e la mia sorellina e mi imbarcai nel mio primo viaggio sola andata. Le paure erano tante: pensavo, sottovalutandomi, che non ce l’avrei fatta. Non nella pratica, in quello ero abbastanza sicura che non avrei avuto grossi problemi, ero piuttosto terrorizzata dal non riuscire ad affrontare la cosa emotivamente.
La strada dall’aeroporto di East Midlands a Nottingham City è in mezzo al nulla così tanto da farmi pensare “Ma quando mi è venuta questa fantastica idea di trasferirmi qui?”. La città però dà tutta un’altra impressione, presentandosi molto più carina ed accogliente e non dimenticherò mai quella sensazione che mi faceva pensare “ok, è il posto giusto” che provai durante il mio primo giro per la città in macchina, la sera stessa.
Dopo aver comprato immediatamente una scheda telefonica per poter inserire il numero nel curriculum, cominciai con la ricerca del lavoro e della casa mentre tentavo di ottenere un appuntamento per il NIN, cosa per il quale mi hanno fatto così tanto penare da pensare che alla fine sarei dovuta tornare a casa a causa loro. Sono stata molto fortunata e dopo neanche quattro giorni avevo già una prova di lavoro da Cosmo, un ristorante buffet nel quale mi hanno confermato la sera stessa che il lavoro era mio e che avrei cominciato dalla settimana successiva. Fui subito a contatto con gente di nazionalità tutte diverse così da non dover aspettare neanche un po’ che mi ritrovai subito a dover necessariamente comunicare in inglese e anche se inizialmente non lo notavo, la mia padronanza della lingua aumentava sempre di più ogni giorno che passava. Lavorai in quel posto per quasi 6 mesi, prima che la mia mente, il mio corpo e il buonsenso mi dicessero che era arrivato il momento di cambiare. A fine agosto ricevetti una chiamata da parte di un manager al quale avevo mandato il curriculum qualche giorno dopo essere arrivata in città, che mi chiese se ero disponibile per un colloquio. Mi disse che l’avevo convinto e che il lavoro era mio durante l’interview e decisi di prendere la palla al balzo per chiudere con Cosmo e dare il via ad una nuova esperienza. Dopo quasi altri nove mesi, lavoro ancora in questo posto come pasticcera, il mio inglese è migliorato ancora di più e ho fatto amicizie molto più importanti e sincere rispetto a quelle fatte nel precedente lavoro.
Prima di partire non facevo altro che leggere le esperienze degli altri e di come niente sarebbe stato più lo stesso al tuo ritorno ed effettivamente in un certo senso è così. Si rinuncia a tutto ciò che si ha nella propria città per aprirsi a qualcosa di nuovo, ma ciò non toglie che le cose importanti, le persone a cui tieni e che tengono a te veramente le ritroverai sempre, in ogni caso.
Trasferirsi non è per niente semplice come sembra, ma non è neanche difficile come si può credere in certi frangenti. Ci sono momenti difficili da affrontare, momenti in cui ti chiedi chi te l’abbia fatto fare, momenti in cui sei in panico perché hai soltanto 20£ nel portafoglio e manca più di una settimana allo stipendio, momenti in cui piangi per il nervoso perché la gente spesso e volentieri è stronza e ti accusa al manager di aver fatto cose non vere e il tuo inglese non è abbastanza per poterti spiegare come vorresti, ma allo stesso tempo si guadagna tantissimo in esperienza, sicurezza in se stessi, indipendenza, libertà. Adesso ho due case, due stanze, due città nelle quali mi trovo bene e due lingue per esprimermi. Quindi se è un qualcosa che davvero si vuole fare, penso non ci si debba stare a pensare su troppo ma soltanto prendere due valigie riempirne una di vestiti e una di coraggio e partire.


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